Un po’ di storia
Già gli antichi assiri utilizzavano il succo di Aloe per alleviare i sintomi dovuti all’ingestione di cibi avariati e alla formazione di gas intestinali.
Nella cultura egizia, l’Aloe era, invece, conosciuta come pianta dell’immortalità. Posta all’entrata delle piramidi, serviva per indicare il cammino ai faraoni defunti verso la terra dei morti. Era utilizzata anche per preparare un composto che garantiva lunga durata al corpo mummificato del defunto. Sempre gli antichi egizi, inventori del clistere, la utilizzavano come enteroclisma purgante associandola ad altre erbe.
È nella Magna Grecia che troviamo la comparsa del nome della pianta. Infatti, l’etimologia della parola Aloe deriva dal greco àls-alòs, sale, a causa del suo sapore amaro che ricorda l’acqua del mare. Nel primo secolo d.C., sia Dioscoride, medico greco al servizio dell’impero romano, che Plinio il Vecchio, autore del trattato “Historia Naturalis”, descrivevano gli usi terapeutici del succo di Aloe per curare le ferite, i disturbi dello stomaco, stipsi, mal di testa, irritazioni della pelle e altre problematiche.
Nella cultura orientale, tra le varie specie di Aloe, quelle utilizzate nella medicina tibetana sono quelle che vantano tronchi di notevoli dimensioni. Nella guida sessuale per eccellenza, il Kamasutra, la pianta è, invece, citata con una veste di potente afrodisiaco.
Presso i Maya, l’Aloe era considerata un meraviglioso rimedio per il mal di testa. Notevoli erano le proprietà terapeutiche di questa pianta anche secondo gli indiani d’America, che trovavano nel centro delle foglie di Aloe Barbadensis Miller, l’ampolla con l’elisir di lunga vita.
Dobbiamo, però, attendere la metà del 1800 per avere il primo studio scientifico dedicato alla scoperta dei principi attivi responsabili degli straordinari effetti. In questo studio, venne identificata e titolata la prima componente conosciuta, l’aloina.
Classificazione botanica
Appartenente alla famiglia delle Aloaceae, l’Aloe è un genere di pianta sempreverde, ad arbusto perenne e rampicante, con fogliame grasso e con fiori a forma allungata dal colore che oscilla tra le varie specie. La famiglia delle Aloaceae comprende circa trecentocinquanta varietà di piante su tutto il pianeta. Volendo semplificare, possiamo distinguere tre grandi gruppi di Aloe: acauleas (privo di tronco), subcauleas (presenza di tronco visibile ma ridotto), cauleas (presenza di tronco esteso e ramificato).
La pianta è coltivata in molte aree del pianeta e predilige i climi caldi e secchi. In Europa meridionale, l’unico paese con piantagioni di rilievo è la Spagna, che in qualità di stato membro della Comunità Europea, è obbligata a seguire delle procedure di controllo, in termini di controllo qualità, molto rigide e aderenti alle normative CEE. A garanzia del consumatore, il produttore deve dichiarare sull’etichetta dei prodotti, il paese di provenienza e l’effettiva qualità delle piantagioni.
Raccolta e lavorazione
Altro aspetto importante per la valutazione della ditta produttrice, è la cura che essa pone durante tutto il processo di raccolta, che deve essere eseguita manualmente foglia per foglia.
Le foglie di Aloe raccolte e autosigillate, sono sottoposte ad un accurato lavaggio della superficie esterna con l’eliminazione di qualsiasi carica batterica esistente, attraverso una soluzione detergente a base di sali specifici.
Normalmente la lavorazione della foglia consiste in una sua sottile triturazione. Il prodotto così ottenuto è una polpa verdastra e densa dal sapore amaro e con un’azione lassativa eccessiva per la presenza di aloina. Il prodotto è reso più gradevole in seguito ad operazioni di filtraggio. In alcuni casi, è fatta una decorticazione a mano.
Il succo ottenuto, è stabilizzato o mediante un processo di pastorizzazione o mediante un costoso e lungo processo di sbattimento meccanico (che ne permette una fluidificazione ragionevole preservandone le componenti di partenza).
Il materiale ottenuto può essere utilizzato per preparare prodotti a uso interno (alimentare) o esterno (cosmetico).
Composizione e proprietà
L’Aloe risulta essere formato da una vasta gamma di composti che si possono ricondurre a tre grandi gruppi:
- zuccheri complessi, tra i quali troviamo l’acemannano ad azione immunostimolante;
- antrachinoni, ad azione lassativa;
- diverse sostanze ad elevato potere nutritivo, antiinfiammatorio, analgesico, antimicotico quali sali minerali, vitamine, aminoacidi essenziali, acidi organici, fosfolipidi, enzimi, lignine e saponine.
L’acemannano è il capostipite dei carboidrati complessi a catena molto lunga, i polisaccaridi, dei quali rappresenta la frazione più consistente. Svolge importanti attività nell’organismo e principalmente agisce sul sistema gastrointestinale e immunitario. L’acemannano è dotato di attività battericida, germicida, antifungina. Risulta, pertanto, attivo contro la candida intestinale.
Agli antrachinoni è dovuto il sapore tipicamente amaro dell’Aloe. L’uso prolungato di prodotti vegetali contenenti queste sostanze può portare alla completa atonia del colon. Dosi eccessive provocano diarrea con squilibri dell’assorbimento alimentare. Tali sostanze vengono sconsigliate, quindi, a persone con problemi di emorroidi e a donne in gravidanza, proprio per la forte azione peristaltica concentrata nel basso ventre. Per non perdere, però, l’importante effetto di “consigliare” al corpo le modalità della sua autopurificazione, è bene che gli antrachinoni del succo non siano assenti, ma presenti in quantità titolata.
L’acido cinnamico, presente nell’Aloe, svolge un’attività antisettica e germicida. Questo acido interviene, inoltre, anche nei processi infiammatori, producendo un’azione anestetica ed analgesica alla quale si somma una spiccata azione radioprotettrice dalla luce solare.
L’acido crisofanico ha proprietà simili a quelle descritte per gli antrachinoni. È un buon depurativo, lassativo, diuretico e, inoltre, stimola la secrezione biliare. L’acido crisofanico presente nell’Aloe, svolge la sua funzione fungicida soprattutto a livello intestinale.
L’acido salicilico presente, svolge funzioni antisettiche, antibatteriche ed antiinfiammatorie.
L’aloina è un principio attivo contenuto esclusivamente nella pianta di Aloe. Ha effetto purgante e disintossicante oltre ad una marcata azione antibiotica.
A cosa serve l’Aloe?
È importante precisare che solo alcune delle indicazioni note dell’Aloe hanno un effettivo riscontro medico-scientifico; altri modi di utilizzare la pianta fondano le loro radici nella tradizione.
L’Aloe può essere impiegata per problemi di alitosi, facendo risciacqui con del succo di Aloe diluito in acqua, e stomatite.
L’azione antiinfiammatoria, disintossicante e lenitiva delle componenti dell’Aloe fanno si che sia un buon rimedio nella cura di coliti, diverticoliti e patologie a carico dell’intestino grasso e tenue.
Per la presenza di zinco e manganese, l’Aloe rappresenta un valido rimedio naturale per il controllo della glicemia. Assieme alla vitamina B6, zinco e manganese svolgono un’azione coordinata con l’insulina prodotta dalle cellule beta del pancreas.
Il succo di Aloe è indicato in tutte quelle problematiche che interessano il tratto digestivo, quali difficoltà digestive (per carenza di acidi gastrici o iperacidità), esofagite, gastrite, intestino pigro, meteorismo.
Considerando la presenza di sostanze nutrienti e medicamentose contenute nell’Aloe, l’industria cosmetica ne fa ampio uso per preparare creme, lozioni e trattamenti specifici. Il gel applicato localmente tutti i giorni deterge, rinfresca e rigenera la pelle, che ne risulta più levigata, idratata ed elastica. Inoltre, il gel di Aloe trova un valido impego nei casi di dermomicosi, eczema, orticaria, ematomi, ferite e piaghe da decubito.
Nella stagione estiva, il succo di Aloe si rivela valido nel trattamento delle scottature solari. L’enzima bradichinasi, contenuto nel succo, blocca le reazioni infiammatorie e stimola l’intervento delle difese immunitarie. La barbaloina e l’acido aloetico esercitano azione antibiotica ed antibatterica. L’acido salicilico ha un’azione mirata a gestire il dolore. L’acemannano, invece, accelera la fase di riepitelizzazione. In questo caso, occorre cospargere del succo di Aloe sulla parte lesa in modo delicato, ripetendo il trattamento più volte.
L’Aloe come rimedio anticancro: la ricetta di Padre Romano Zago
E’ da qualche anno che si parla della ricetta dell’Aloe Arborescens di Padre Romano Zago, convinto delle proprietà miracolose di questa preparazione, che sarebbe capace di guarire tumori anche in fase avanzata, in breve tempo e senza particolari effetti collaterali. La sua ricetta è semplice: mescolare il succo ricavato dalla frullatura delle foglie della pianta con semplice miele d’api e grappa. Il particolare successo della formula è dovuto ai suoi tre ingredienti: l’Aloe innanzitutto, e poi il miele e la grappa. Il miele, sempre che si tratti di miele d’api, naturale e non (troppo) trattato, ha la proprietà di veicolare le sostanze curative contenute nel succo d’aloe, fino ai recettori più remoti del nostro organismo, consentendo al preparato di esercitare la sua azione benefica. La grappa collabora producendo vasodilatazione, che veicola gli straordinari principi nutritivi del miele, facilitando la depurazione generale dell’organismo. Il succo prodotto va conservato in frigorifero al buio e consumato con posologia diversa in base alle differenti patologie.
Fonte: Il grande libro dell’Aloe. Storia, botanica, composizione e aspetti farmacologici di una pianta leggendaria. Autori: Alessandro Bassetti e Stefano Sala