Dipendenza da droghe

La dipendenza è un fenomeno spesso associato al comportamento di abuso di sostanze.
La dipendenza psichica si manifesta con un comportamento di ricerca compulsivo con il quale un soggetto ricerca e usa ripetutamente un farmaco per soddisfazione personale. Ne è un esempio il consumo di sigarette.
La deprivazione di un farmaco per un breve periodo di tempo si traduce in un forte desiderio di assunzione dello stesso generando dipendenza fisica, condizione che produce effetti opposti a quelli desiderati. Si ritiene che l’organismo venga ad adattarsi a nuovi livelli omeostatici durante il periodo id assunzione del farmaco e che reagisca in modo opposto quando il nuovo equilibrio viene turbato. La sindrome da astinenza dall’alcool è forse una delle più conosciute, ma si possono osservare lievi sintomi di astinenza anche in persone che bevono ogni giorno notevoli quantità di caffè.
La dipendenza psichica precede quasi sempre la dipendenza fisica, ma non conduce inevitabilmente ad essa.

Farmaci ad uso voluttuario (che soddisfano i piaceri)

Oppioidi
I farmaci oppioidi, ossia derivati dall’oppio, di cui più comunemente si abusa sono l’eroina, la morfina, l’oxicodone e la petidina. L’uso protratto di tali sostanze comporta “tolleranza” o “abitudine” (diminuita risposta al farmaco da parte del nostro organismo, comportante l’assunzione di dosi sempre maggiori per raggiungere il medesimo effetto), e ciò porta a rafforzare sempre di più la dipendenza che si è instaurata.
La somministrazione endovenosa è la più comune via, sia perché è la più efficace sia perché si raggiungono rapidissimi livelli cerebrali di droga tali da raggiungere il “rush”, sensazione simile all’orgasmo, seguito da euforia, senso di tranquillità ed infine sonnolenza. L’eroina produce effetti che durano da 3 a 5 ore, pertanto sono necessarie diverse dosi nell’arco della giornata per prevenire i sintomi di astinenza nei soggetti dipendenti.
La sindrome di astinenza da oppioidi inizia 8-10 ore dall’ultima dose, e si manifesta inizialmente con lacrimazione, rinorrea (naso che cola), sbadigli e sudorazione; successivamente sonno agitato, astenia (mancanza di forze), brividi, pelle d’oca, nausea, vomito, dolori muscolari, iperpnea (respiro affannoso), ipertermia e ipertensione. La fase acuta può durare anche 7-10 giorni.
Gli eroinomani in particolare tendono a fare uso di più droghe contemporaneamente come, ad esempio, alcool, cannabinoidi, sedativi; nessuna di queste droghe sostituisce gli oppioidi, ma hanno effetti additivi o compensatori particolarmente desiderati. Difatti gli eroinomani in stato di astinenza tendono a ricercare benzodiazepine (chiaramente più accessibili) per attenuarne i sintomi.

Effetti degli oppiacei

Sistema nervoso centrale: analgesia, euforia, sedazione e depressione respiratoria. In seguito a ripetute somministrazioni si verifica abitudine per questi effetti.

  • Analgesia: gli oppioidi riducono la componente dolorosa sia a livello sensoriale sia affettivo, il che rende l’esperienza doppiamente piacevole.
  • Euforia: generalmente il tossicodipendente che assume morfina prova una forte sensazione di euforia, associata a riduzione di ansia; talvolta però capita di sprofondare in un profondo stato di inquietudine e agitazione fortemente spiacevoli.
  • Sedazione: la sonnolenza è un sintomo molto frequente per l’utilizzatore di oppiacei insieme a stati di amnesia e obnubilamento mentale.
  • Depressione respiratoria: viene inibito il centro del respiro nel tronco cerebrale, ed è dose-dipendente. Generalmente tale effetto è ben tollerato in soggetti con normale funzione respiratoria, contrariamente a quanto si riscontra in individui affetti da asma o malattie polmonari croniche in cui la depressione respiratoria può risultare pericolosa.
  • Effetto antitosse (bechico): gli oppioidi sopprimono efficacemente la tosse, in particolar modo la codeina tutt’ora venduta in farmacia dietro prescrizione medica in sciroppo o gocce.
  • Miosi: tutti gli oppioidi inducono costrizione delle pupille, effetto sempre presente a seguito della loro assunzione (assenza di abitudine o tolleranza) e che pertanto risulta utile per la diagnosi di sovradosaggi. Infatti tale effetto sarà sempre presente e marcato anche nei tossicodipendenti con alto grado di abitudine all’oppiaceo.
  • Nausea e vomito.
  • Prurito intorno alle labbra e sudorazione.

Effetti periferici

  • Cuore: gli oppiacei non esplicano significativi effetti sul cuore diretti, a parte un rallentamento del battito. Non viene influenzata la pressione arteriosa.
  • Apparato gastrointestinale: La motilità di stomaco e intestino può essere ridotta, pertanto uno degli effetti collaterali più comuni nell’utilizzo di farmaci oppioidi è la stipsi.
  • Utero: gli oppioidi possono prolungare il travaglio.

Dipendenza fisica

La farmacodipendenza da oppioide è caratterizzata da un intenso desiderio di assumere il farmaco, e la gravità dei sintomi di astinenza può variare sia in base alla potenza dell’oppioide assunto, sia in base alla frequenza delle somministrazioni. I segni e i sintomi dell’astinenza comprendono rinorrea, lacrimazione, sbadigli, senso di freddo, pelle d’oca, iperventilazione, ipertermia, dolori muscolari, crampi addominali, vomito, diarrea, ansia, midriasi (dilatazione pupilla), e la loro intensità è proporzionale al rapporto assunto con le droghe stesse. La sindrome di astinenza da eroina o morfina ha inizio generalmente dopo 6 ore dall’ultima somministrazione, e i sintomi raggiungono intensità massima dopo 36-48 ore. Dopo di che si assiste alla scomparsa graduale dei segni di astinenza. Nel caso del metadone però, l’intensità dei sintomi di astinenza è meno marcata, ma la durata può estendersi anche alle due settimane. Questa è una ragione che lo rende adatto alla disintossicazione degli eroinomani.

Dipendenza psichica

L’assunzione, soprattutto per via endovenosa, di oppiacei provoca una sintomatologia paragonata all’orgasmo sessuale. Questo fattore, insieme all’effetto euforizzante e analgesico promuovono l’abuso di tali sostanze e rinforzano la dipendenza fisica. Dopo poco però gli effetti piacevoli si riducono fortemente, e le dosi iniziano ad essere sempre più elevate a causa della tolleranza (o abitudine) sviluppata. Sono necessarie dosi sempre maggiori per riprodurre gli effetti desiderati e soprattutto per scongiurare gli orrendi sintomi di astinenza. Dopo aver vissuto una crisi di astinenza, il tossicomane farebbe di tutto pur di non viverla nuovamente.

Stimolanti

Si tratta di sostanze attive sul sistema nervoso centrale accomunate dalla proprietà eccitante. Tra queste troviamo la caffeina, nicotina, cocaina e amfetamine soprattutto.

La caffeina

E’ un composto metilxantinico e sembra esercitare la sua azione centrale bloccando i recettori per l’adenosina; può provocare una sindrome di astinenza caratterizzata da torpore e irritabilità, tuttavia solo un 3% dei consumatori abituali di caffè manifesta tali sintomi. La caffeina non agisce su strutture encefaliche collegate al circuito del piacere e della ricompensa, per questo il suo potenziale di abuso risulta molto limitato.

 

La nicotina

La nicotina è tra le droghe più utilizzate, quelle legali, dalle elevate capacità di creare dipendenza. E’ un alcaloide presente in natura nelle foglie della pianta di tabacco, ed in forma pura è un veleno vegetale molto potente difatti sarebbero sufficienti 40mg (una goccia) per essere letale. Diciamo che 2-3 sigarette contengono 40mg, ma la maggior parte della nicotina si distrugge con la combustione e sfugge col fumo. Diversi studi hanno dimostrato che i sintomi di astinenza da nicotina iniziano dopo poche decine di sigarette fumate.

La nicotina in pochi secondi fa il suo ingresso nei polmoni e nel cervello provocando un effetto psicoattivo e inducendo velocemente un miglioramento della capacità mnemonica, delle performance psicomotorie e dell’attenzione. Viene inibito l’appetito e migliorato l’umore.
La nicotina stimola il rilascio di diversi neurotrasmettitori e la rapidità con cui si realizzano gli effetti piacevoli rappresentano la base della dipendenza fisica e psichica.

 

La cocaina

La cocaina, sostanza di origine vegetale, veniva usata anticamente dai nativi del Perù per ridurre la fatica e giungere a uno stato di benessere; essi masticavano le foglie dell’Erytroxylon coca, contenenti cocaina appunto. La cocaina penetra facilmente nel sistema nervoso centrale producendo un effetto simile a quello delle amfetamine, però più breve e più intenso: in parole semplici si crea un accumulo di neurotrasmettitori (principalmente dopamina) al livello sinaptico da cui derivano eccitazione, senso di piacere e tutti gli altri effetti che elencheremo in seguito. Il fatto che la cocaina possa essere inalata e fumata la rendono un farmaco d’abuso molto diffuso. Può anche essere iniettata ma tale via di somministrazione risulta meno utilizzata. Poiché come abbiamo accennato la durata d’azione degli effetti della cocaina è piuttosto breve, può risultare necessario ripetere la dose anche ogni ora.

Gli effetti principali riguardano una percezione di aumento dell’energia sia comunicativa che di vigilanza mentale, euforia, inibizione dell’appetito e del sonno. Vasocostrizione, dilatazione delle pupille (caratteristico degli analoghi della morfina), aumento del battito cardiaco, aumento della temperatura corporea. Effetto anestetico. Sono stati riportati anche altri effetti che possono avere complicazioni fino all’arresto cardiaco o a convulsioni, seguite da arresto respiratorio.
A lungo andare l’assunzione di cocaina determina dipendenza, crisi allucinogene, irritabilità, attacchi di panico, psicosi paranoide. Per chi inala la cocaina ad esempio, i problemi più comuni sono la perdita dell’olfatto, epistassi (perdita di sangue dal naso), problemi di deglutizione, raucedine e irritazione cronica delle mucose nasali.

 

L’amfetamina

L’amfetamina penetra con estrema facilità nel sistema nervoso centrale dove esplica marcati effetti sull’umore e sull’attenzione, nonché un effetto inibente dell’appetito. Si assumono per via orale e la durata d’azione è relativamente lunga, e un uso protratto può condurre a uno stato di esaurimento fisico e psichico totale, mancanza di sonno, mancanza di appetito e sintomi marcati di astinenza. L’uso cronico può condurre a danni di rilevo a carico delle arterie, insufficienze renali ed emorragie cerebrali talvolta fatali, mentre un sovradosaggio di amfetamine difficilmente risulta mortale.

 

 

 

 

Katzung B.G. Farmacologia generale e clinica, 2007 (Piccin editore)

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