La sindrome premestruale

La sindrome premestruale

Cos’è la sindrome premestruale?

La sindrome premestruale può essere definita come l’amplificazione di un insieme di sensazioni difficile da spiegare avvertito dalle donne in età fertile con l’arrivo delle mestruazioni.
Quando il fastidio diventa patologico, la sua severità è tale da interferire con la normale attività domestica e/o lavorativa.

Come si manifesta la sindrome premestruale?

Si può sicuramente affermare che le manifestazioni della sindrome premestruale sono caratteristiche per ogni donna. Tuttavia, si riscontrano alcuni segni ben definiti come irritabilità, tensione emotiva, cambiamento d’umore, insicurezza, crisi di pianto immotivate, manifestazioni depressive, aggressività.
Tale sintomatologia spesso è accompagnata anche da una scarsa concentrazione e stanchezza, tensione mammaria con dolore al seno, gonfiore addominale, aumento di peso, caviglie gonfie. In alcuni casi, è possibile riscontrare una sindrome cefalalgica (mal di testa, emicrania, tensione alle tempie).
Si può notare come la sintomatologia non sia specifica: molti sintomi sono, infatti, comuni ad altre patologie.
Nella sindrome premestruale la sintomatologia, sopra descritta, si manifesta, in modo caratteristico, 4-7 giorni prima della mestruazione e migliora o scompare con l’inizio di questa.

Come si fa a sapere se si soffre di sindrome premestruale?

Non esiste un test di laboratorio in grado di diagnosticare la sindrome premestruale in modo certo.
Gli esami del sangue e delle urine sono utili per accertare che non vi siano altre cause a scatenare la sintomatologia.
La diagnosi è, pertanto, soggettiva!
La diagnosi di sindrome premestruale è basata sul carattere ciclico, mensile, della comparsa dei sintomi: compaiono generalmente nella settimana che precede la mestruazione; vi è, poi, un graduale peggioramento sino alla rapida o graduale scomparsa nel momento in cui si manifesta l’evento mestruale.
Per la diagnosi può essere utile tenere un diario dei sintomi e della loro gravità, registrando le date delle mestruazioni. Il diario dovrebbe essere tenuto per tre mesi consecutivi. Si può fare diagnosi di sindrome premestruale unicamente se in un mese ci sono almeno dieci giorni senza la presenza di sintomatologia.
Quali sono le cause della sindrome premestruale?
Le cause della sindrome premestruale non sono del tutto note. Per molto tempo è prevalsa la teoria dell’iper-estrogenismo, un aumento, cioè, dei livelli di estrogeni nel sangue.
E’ noto che gli estrogeni determinano un aumento della permeabilità capillare, fenomeno che giustificherebbe molti sintomi che accompagnano tale sindrome.
Anche se non dimostrata, recentemente è stata formulata l’ipotesi di ridotti livelli di serotonina, un neurotrasmettitore la cui carenza spiegherebbe la comparsa di sintomi come irritabilità, cambiamento d’umore, depressione. Quello che va sottolineato è che la sindrome premestruale non è causata da alcuna anomalia degli organi interni femminili né da deficit ormonali.

Quando intraprendere una cura?

Molto spesso la sintomatologia non è così grave da richiedere un trattamento specifico: la sindrome è, in tal caso, facilmente riconosciuta e trattata dalla paziente stessa.
Diventa indispensabile un approccio terapeutico mirato per quelle donne, invece, per le quali la sindrome premestruale è abbastanza grave da influire sul proprio lavoro, sulla loro vita quotidiana e sulle relazioni sociali.

Come curiamo i sintomi della sindrome premestruale?

L’approccio terapeutico ovviamente deve essere specifico e tener conto della natura e della gravità dei sintomi. In molti casi un semplice cambiamento nella dieta e nello stile di vita, la riduzione del consumo di alcol e di caffeina, oltre che delle sigarette, renderanno i sintomi premestruali più sopportabili.

Vitamina B6

Conosciuta anche come piridossina, è raccomandata, come sintomatico, nel trattamento dei sintomi legati alla sfera emotiva (depressione, irritabilità, concentrazione, insonnia) alle dosi di 300-500 mg al giorno. A dosaggi elevati e per periodi prolungati può, però, determinare alterazioni a carico delle fibre nervose.

Magnesio

L’assunzione regolare di magnesio (300 mg/giorno) è in grado di prevenire e ridurre i dolori mestruali e non solamente questi. Rappresenta, infatti, il minerale più importante per il nostro organismo, in grado di regolare molteplici reazioni biochimiche. Una carenza di magnesio si può manifestare con irritabilità, nervosismo o tensione, sonno agitato, stress, sindrome premestruale, fragilità ossea o carenza di calcio, stitichezza, spasmi, tremori e crampi muscolari, irrigidimento e dolori muscolari, difficoltà ad addormentarsi.

Diuretici

Si tratta di farmaci impiegati per il trattamento dell’edema da aumento della permeabilità capillare, capaci, pertanto, di dare sollievo alle caviglie gonfie. L’utilizzo a dosi inadeguate e per periodi prolungati può determinare un aggravamento del quadro clinico.

Antidepressivi

La fluoxetina, un farmaco inibitore della ricaptazione della serotonina (SSRI), sembra presentare una notevole efficacia nel trattamento della sindrome premestruale con gravi manifestazioni depressive, irritabilità e variabilità dell’umore anche se gli effetti collaterali del farmaco possono talvolta rappresentare un problema.

Pillola contraccettiva

L’azione contraccettiva degli estro-progestinici si esplica mediante l’inibizione della secrezione ipofisaria di gonadotropine e, quindi, dell’ovulazione: si determina, pertanto, una sorta di blocco funzionale dell’attività endocrina dell’ovaio.

Progestinici

Un’ipotesi ormai non più accreditata faceva ritenere che la causa della sindrome premestruale fosse una condizione dovuta a un’insufficienza luteale. Secondo questa ipotesi il progesterone era, cioè, prodotto in quantità insufficiente a contrastare l’effetto degli estrogeni a livello dei tessuti periferici. Largamente prescritti, i progestinici hanno effetti collaterali relativamente lievi.

Rimedi naturali

Per il gonfiore addominale, caratteristico della sindrome premestruale, dalla natura ci sono forniti diversi aiuti:

  • Il Finocchio, pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere) Conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.
  • L’Angelica, anche conosciuta come “erba delle donne”, è utilizzata da più di 2000 anni contro l’anemia e per una grande varietà di disturbi, anche a livello gastroenterico. È utilizzata come antidispeptico, carminativo e spasmolitico dell’apparato digerente.
  • L’Anice stellato, presente in tutto il mediterraneo, possiede azione antidispeptica e prodigestiva ed, inoltre, favorisce una corretta eubiosi della flora batterica intestinale.
  • L’argilla, dalle anticamente note ed apprezzate proprietà, fra cui quelle adsorbenti ed antimeteoriche.
  • La Melissa (foglie), ricca in principi attivi ad azione antispastica ed antinfiammatoria a livello intestinale.
  • La Camomilla (fiori), presenta doti antispastiche e rilassanti naturali, tanto da essere di uso comune per tali scopi.

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